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Il termine “amore tossico” viene utilizzato per riferirsi a tutto ciò che accade quando si vive una relazione che procura sofferenza. Le relazioni tossiche sono infinite, e non riguardano solo i rapporti di coppia. Il punto in comune è la sofferenza dalla quale si è intossicati che ha il sapore della dipendenza. Si definisce tossica: “qualsiasi relazione tra persone che non si sostengono a vicenda, dove c’è conflitto e uno cerca di minare l’altro, dove c’è competizione, dove c’è mancanza di rispetto e di coesione“.
Sappiamo che le relazioni cambiano e si evolvono. Quando le cose funzionano, come nella favola di Amore e Psiche, dall’innamoramento si passa all’amore. I due innamorati decidono perciò di unirsi in matrimonio e magari di fare un bambini.
Talvolta accade che due persone si riconoscono con un semplice sguardo e vivono un amore platonico per tutta la vita. Qualche volta la scelta di vivere un amore platonico avviene perché l’ambiente non è favorevole ad un unione amorosa caratterizzata dall’appartenenza fisica. Questo è il caso di Dante, che ha trasformato il suo sentimento per Beatrice in amore platonico poiché lei era già sposata.
Talvolta le relazioni purtroppo si logorano e diventano tossiche. Questo non ha niente a che fare con le crisi di coppia, che fanno parte dell’evoluzione di ogni rapporto sano. La sofferenza ha senso solo se è una tappa di un viaggio necessario a capire le dinamiche relazionali proprie e del partner. Se è una costante nella relazione significa che stiamo vivendo una relazione tossica.
Quando si vuole soffrire, oppure far soffrire a prescindere, vuol dire che i nostri, o altrui comportamenti sono tossici.
Esistono dei comportamenti disfunzionali a livello di relazione che danneggiano l’altro, uno dei più comuni è il cosiddetto “ghosting”.
Il ghosting è un neologismo, nel 2015 è stato inserito nel vocabolario Treccani e indica il: “comportamento di chi decide di interrompere bruscamente una relazione sentimentale e di scomparire dalla vita del partner, rendendosi irreperibile”. La tecnica del ghosting, del diventare fantasmi di se stessi agli occhi dell’ex pare andare per la maggiore sia nella vita reale sia tra i vip. Di solito per “sparire” si inizia dai social network: via l’amicizia da Facebook, via le foto da Instagram e via ogni tweet che riconduca all’ormai ex. (Barbara Massaro, Panorama.it, 2 luglio 2015, ‘Società’). La finissima arte del dileguarsi si chiama Ghosting: la persona che ami a un certo punto sparisce, fa perdere le tracce, non risponde alle chiamate, praticamente si smaterializza e con lei anche la fiducia nel rapporto. (Valentina Maran, Elle.it, 10 settembre 2015, blog Sesso).
Dall’ingl. (to) ghost (‘muoversi come un fantasma’).
Subire il ghosting è un esperienza molto dolorosa. La vittima non smette di chiedersi cosa sia accaduto. Il senso di perdita e di abbandono si alimenta in assenza di una spiegazione plausibile.
Sparire nel nulla è un comportamento che esiste dalla notte dei tempi. La fanciulla sedotta e abbandonata esiste da sempre, gli avventurieri spesso si sono dati alla macchia dopo aver compromesso le giovani ragazze. L’uomo che è andato a comprare le sigarette e non è più tornato è un luogo comune. La persona che sparisce in genere ha difficoltà a spiegare che la relazione che sta vivendo non ha lo stesso significato che ha per il partner. Se il sentimento non è autentico come ha creduto o lasciato credere, darsi alla fuga è più semplice dare spiegazioni dolorose.
Il ghoster in genere non è arrabbiato con la persona dalla quale scappa, piuttosto ha instaurato un rapporto positivo che col tempo si è sgretolato. Preferisce perciò mettere in atto un comportamento evitante sperando che il partner ne prenda atto. Dire che si vuole interrompere un legame a qualcuno che non è preparato alla rottura è impegnativo e talvolta faticoso. Con ghosting non si intende solo la fine traumatica di una relazione per chi la subisce ma anche l’esserci o non esserci a piacimento che è un comportamento molto comune da quando la comunicazione tra individui avviene via internet. Nell’era di tinder basta silenziare la chat e andare off line per dileguarsi in un attimo e interrompere uno scambio di messaggi anche intenso. In chat è ancora più semplice che dal vivo non prendersi nessuna responsabilità riguardo ai propri sbalzi d’umore.
Il benching, diversamente dal ghosting è un modo per mantenere una relazione nei tempi e nei modi che piacciono a chi utilizza la tecnica del benching. In genere accade quando non si desidera avere una relazione seria ma non ci si confronta con l’altro. Il benching lo mette in atto chi è impegnato con una terza persona che interessa davvero, molto spesso è praticato da uomini sposati o fidanzati in cerca di avventure, o perché non si vogliono legami.
È chiaro che in amore siamo tutti un po’ dipendenti. Le attenzioni del partner fanno parte della cura della relazione. Essere felici perché il partner è attento ai nostri desideri, ai nostri bisogni e ci dimostra il sentimento è la condizione indispensabile ad una relazione sana.
Liberarsi da un amore tossico si può. Il primo passo è la consapevolezza nel riconoscere una condizione di sofferenza subita. Soffrire in silenzio e aspettare non è utile, chi utilizza le tecniche del ghosting o del benching non cambia, piuttosto abbassa l’autostima. È perciò fondamentale volersi bene e non dimenticare che: “Se amarti significa rinunciare all’amore per me stesso, il mio legame con te può dirsi tossico: non mi interessa”. (Walter Riso)
I tarocchi non risolvono sicuramente le domande eterne che ci poniamo sulle relazioni d’amore ma fanno da specchio alla relazione che stiamo vivendo in modo tale da comprendere molto più di noi stessi. Gli arcani parlano al cuore e ci aiutano a fare scelte responsabili perché: “In un amore tossico scivoli da un girone dell’Inferno a un altro, sempre più in basso, sempre più nel buio e nell’umiliazione. E ogni volta che incontri il tuo custode infernale continui a scambiarlo per un angelo”.
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